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Prima del ciclo di iniziative del sindacato per chiedere misure per affrontare i problemi della Sicilia e dei siciliani.


Il percorso a ostacoli dell’acqua in Sicilia, in epoca di siccità, comincia dagli invasi. L’Arpa ne monitora 29 ma il registro nazionale ne conta 46 in otto province. Di questi 10 hanno limitazioni, 4 sono fuori esercizio e tante le incompiute. “Si stima- ha detto Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia, parlando dal palco allestito presso la diga Nicoletti nel giorno della manifestazione regionale per chiedere al governo regionale interventi strutturali per contrastare la crisi idrica e per la tutela del suolo- che su una capacità totale di 1,1 milioni di metri cubi di acqua gli invasi potrebbero arrivare a contenerne solo 700 milioni. 

L’acqua degli invasi deve poi fare i conti con i “nodi idrici” e con le perdite dalle reti. In Sicilia va dispersa più la metà dell’acqua disponibile, il 51,6%. La Cgil Sicilia chiede in primo luogo un nuovo modello di governance che “consenta il superamento dell’attuale frammentazione- ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali e interventi su reti, dighe, corsi d’acqua, e per la tutela del suolo. Finora si è ragionato sempre sull’onda dell’emergenza, ma così visti i cambiamenti climatici e la siccità che incombe, – ha sottolineato il segretario della Cgil – non si fa molta strada e ci si ritrova periodicamente con razionamenti d’acqua che creano gravi disagi alla popolazione, ad agricoltura e allevamento e all’intero apparato produttivo”. Per il settore idrico – è scritto nel documento del sindacato illustrato da Gabriella Messina- sono a disposizione risorse del Pnrr e quelle del Piano nazionale per la sicurezza del settore idrico, circa 900 mila euro, 92 milioni in arrivo, il resto già destinato a 27 progetti di opere idriche infrastrutturali prioritarie. Ulteriori finanziamenti sono disponibili da altre fonti come il Fesr, il Psp, l’Fsc e altre , “la frammentazione della governance e della gestione- ha rilevato Messina- rende però anche difficile quantificare le risorse disponibili”. 

“L’andazzo generale- ha osservato Mannino- ci fa temere per queste risorse non vengano adeguatamente e tempestivamente utilizzate”. Guardando ad esempio ai dissalatori “in una logica di emergenza- sostiene la Cgil- erano state previste misure per 100 milioni da fondi Fsc regionali, di cui 90 milioni dall’accordo di coesione e 10 da fondi regionali, ma ad oggi non risultano studi di fattibilità e non c’è stato alcun confronto”. Nuova governance dunque “per una strategia complessiva che affronti l’emergenza eliminandone al contempo il carattere strutturale”: è quello che chiede il sindacato. Alla manifestazione di oggi- in apertura il saluto del segretario della Cgil di Enna Antonio Malaguarnera e l’intervento di Silvano Privitera del comitato civico di Troina “Sicilia senza acqua”- c’erano rappresentanti delle istituzioni regionali, sindaci delle aree interne, quelle più in difficoltà, rappresentanti dei comitati civici, delegati sindacali, rappresentanti delle società di gestione, esperti. “Il nostro percorso di mobilitazione per cambiare il futuro della Sicilia, come dice lo slogan che abbiamo scelto- ha affermato Mannino-comincia dall’acqua e da un’area interna per sottolineare che l’azione politica del governo regionale segna il passo anche se si tratta di diritti essenziali. In queste settimane scenderemo in piazza per la sanità pubblica, per il lavoro, per un diverso sistema di gestione di rifiuti, per la transizione energetica e industriale, per la valorizzazione delle potenzialità della Sicilia, a partire da quelle legate all’ambiente e al patrimonio culturale. Oggi come mai- ha concluso Mannino- il mondo del lavoro e tutti i cittadini devono fare sentire forte la propria voce per pretendere un cambiamento che dia futuro alla Sicilia e alle giovani generazioni”.

Emergenza siccità e gestione dell'acqua

Per la crisi idrica serve un nuovo modello di governance che assicuri importanti interventi strutturali su reti colabrodo, impianti, dighe, e le misure necessarie per la tutela del suolo”
Sono la crisi idrica e la tutela del suolo per la prevenzione e i rischi connessi alla siccità i temi della prima del ciclo di manifestazioni che la Cgil siciliana ha organizzato per chiedere al governo regionale interventi concreti e immediati sui problemi della Sicilia e dei siciliani. La manifestazione si terrà dopodomani, 16 ottobre, a Enna, a partire dalle 10, nei pressi della diga Nicoletti. Il sindacato individua infatti nelle dighe uno dei corpi idrici fondamentali destinati ad assumere sempre più rilevanza, soprattutto per le aree interne. Prevista anche la partecipazione di sindaci del comprensorio, di tutti gli schieramenti politici, dell’assessore regionale all’agricoltura Salvatore Barbagallo, del commissario per l’emergenza idrica Dario Cartabellotta e di esponenti dei sistemi di gestione idrica di Enna e Agrigento e dei consorzi di bonifica. Il sindacato guarda al modello pugliese per una nuova gestione del sistema idrico in Sicilia. Puntando innanzitutto a una riforma della governance che “superando l’attuale frammentarietà di gestione e competenze- dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino- consenta l’attuazione di importanti progetti per affrontare i problemi strutturali che concorrono a generare le continue emergenze legate alla mancanza di acqua, problema che grava sui cittadini, sull’agricoltura, sull’allevamento, sull’intero apparato produttivo. “Servono innovazione e azioni virtuose- dice il documento Cgil alla base dell’iniziativa di mobilitazione- per la tutela della risorsa acqua e per il benessere dell’intero ecosistema, messo a rischio dai cambiamenti climatici”. Indicate come “necessarie” anche riforme come quelle della forestazione e dei consorzi di bonifica.
In Sicilia nel 2022 si è registrata una dispersione del 51,6%, pari a un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata ( Istat), con punte in alcuni territori del 60%. Solo il 61% dei 5 milioni di abitanti è servito da un impianto di depurazione, il 71,5% nei comuni capoluogo. Il 75% degli impianti siciliani scarica in torrenti e fiumi, il restante 25% in mare. De 463 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, il 17% non è attivo e dei 388 attivi solo il 17,5% opera con autorizzazione allo scarico in corso di validità. “La regione- osserva la Cgil- parla di perforazioni, fa annunci sui dissalatori e intanto non riesce neanche a gestire i 29 invasi artificiali monitorati dall’Arpa per usi irrigui, civili o per la produzione di energia elettrica”.
Servono dunque, per la Cgil, interventi urgenti: “Una nuova governance per i superamento della frammentarietà del sistema idrico e acquedottistico e la messa in campo di interventi strutturali su invasi, reti idriche colabrodo, completamento di dighe, messa in sicurezza degli approvvigionamenti nelle aree più a rischio siccità”. Ma è anche necessaria una “strategia di sistema con azioni di tutela dal rischio idrogeologico e di conservazione del territorio , a partire da un grande piano di riforestazione- sottolinea Mannino- e di messa in sicurezza dagli incendi”. “Difesa del suolo e difesa della risorsa idrica- conclude Mannino- sono due cose che marciano insieme. Saremo con i lavoratori, le lavoratrici e i cittadini tutti che patiscono l’attuale situazione, con i sindaci che si ritrovano quotidianamente ad affrontare emergenze che possono essere superate solo attraverso interventi strutturali e riforme”.

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