Lavoro: In Sicilia lavoratori sempre più poveri e vulnerabili

La Cgil annuncia per l’autunno l’avvio di una stagione di mobilitazione per i diritti al lavoro, alla salute, per la difesa dei principi costituzionali

Palermo, 27 lug – Lavoro in Sicilia sempre più povero. Oltre 400 mila lavoratrici e lavoratori nell’isola hanno salari sotto la soglia di povertà, meno di 9 euro l’ora. Si aggiungono altri elementi che rendono vulnerabile la loro situazione: contratti non standard, cioè contratti brevi, che coprono solo una parte dell’anno, e contratti part-time, nel 56,2% dei casi involontario. A conti fatti i lavoratori siciliani hanno una media salariale inferiore di oltre il 30% rispetto a quelli del resto del paese. E tra i più poveri e vulnerabili ci sono le donne e i giovani sotto i 30 anni. L’analisi è della Cgil Sicilia che preannuncia un autunno di mobilitazione in Sicilia “per il lavoro, il diritto alla salute, contro la precarietà e per la difesa della Costituzione”.

 

La macchina sindacale si è già messa in moto: “Disegnare una nuova idea di Sicilia e una nuova prospettiva di sviluppo per la nostra regione-dice il segretario generale del sindacato, Alfio Mannino- è oggi più che mai un obiettivo prioritario, da perseguire senza sosta”. Iniziative di mobilitazione , informa la Cgil, sono già in programma per il mese di settembre in tutte le province sui temi delle disuguaglianze territoriali, sul diritto all’istruzione, sulla condizione del lavoro femminile, sulle aree interne, sulla difesa dell’ambiente, sul diritto alla salute, sulla legalità. “C’è tanta strada da fare- afferma Mannino- e i fatti di queste settimane, con un territorio che si è ritrovato inerme di fronte a eventi climatici estremi e al venir meno della funzionalità piena di una sola infrastruttura, l’aeroporto di Catania, lo dimostrano”. Sulla strada della mobilitazione la Cgil chiama a raccolta le altre forze sociali, le associazioni e i movimenti per un fronte comune contro “l’inadeguatezza dell’azione del governo regionale e di quello nazionale che con evidenza – dice il segretario generale del sindacato Alfio Mannino- non percepiscono la profondità della sofferenza di strati sempre più ampi della società siciliana.”. La “sofferenza” salariale, rileva la Cgil, “è uno dei fattori che determina dinamiche demografiche negative, con 50 mila abitanti in meno ogni anno nella nostra regione. Ogni anno almeno 25 mila giovani prevalentemente diplomati e laureati lasciano la Sicilia, causando anche una desertificazione delle aree interne”. E non è il solo problema nell’isola: “Ai bassi redditi – dice Mannino – bisogna aggiungere che in Sicilia vengono ampiamente negati diritti fondamentali come quelli alla salute, all’ istruzione, alla mobilità. Insomma in Sicilia vengono negati principi fondanti della nostra carta costituzionale e interi articoli calpestati”.

Per tutto questo, per la Cgil, la Sicilia “deve rendersi protagonista della battaglia per il rilancio dell’occupazione e dei diritti , per la difesa della Costituzione ma anche contro l’ autonomia differenziata che assume sempre più i tratti di una secessione dei ricchi ma soprattutto nella battaglia per la sua piena attuazione”. Una battaglia che Cgil e associazioni hanno avviato già al livello nazionale e una nuova manifestazione è annunciata per il 7 ottobre. “Ma che in Sicilia- rileva Mannino- si sostanzia di contenuti peculiari e pressanti tanto da richiedere una vera e propria iniziativa di lotta anche al livello regionale per non affondare”. Cuore della mobilitazione saranno le rivendicazioni per “ il diritto al lavoro stabile, libero, di qualità superando la precarietà, contrastando il lavoro povero e sfruttato. Il diritto alla salute garantendo al servizio sanitario e a un sistema socio sanitario pubblico e universale le necessarie risorse economiche, umane e organizzative; il sostegno alle persone non autosufficienti; la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo della prevenzione, il diritto all’istruzione, dall’infanzia ai più alti gradi, con una vera riforma della formazione professionale che possa anche determinare una formazione e permanente e continua”. “Il tema- dice Mannino- è contrastare la povertà e le diseguaglianze e promuovere la giustizia sociale, garantendo un reddito per una vita dignitosa, il diritto all’abitare e il diritto a un ambiente sano e sicuro in cui vengono tutelati acqua, suolo, biodiversità ed ecosistemi, il diritto alla mobilità”. “La politica antimeridionalista del governo nazionale – conclude Mannino- e l’inerzia dell’esecutivo regionale sono inaccettabili. Dovranno rendersi conto che c’è una massa enorme di cittadini, un’opinione pubblica che non ci sta più a vedere tutelati interessi altri e a vedere lo spettacolo di una politica ripiegata sui propri giochi di potere”

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